Cybersecurity sempre più difficile da gestire per le aziende

La maggior parte delle aziende fatica a identificare le cause primarie degli incidenti, restando così esposta a ulteriori cyberattacchi.

Autore: Redazione SecurityOpenLab

Le minacce cyber di oggi sono talmente evolute che la maggior parte delle aziende non riesce ad affrontare autonomamente. Rincorrere le minacce ha penalizzato l’attenzione del team IT nello sviluppo di progetti strategici. Sebbene l’outsourcing della security sia un’opzione a cui molti ricorrono, pochi derogano tutto in esterno. Sono queste alcune delle informazioni chiave emerse dal report The State of Cybersecurity 2023: The Business Impact of Adversaries on Defenders redatto da Sophos intervistando 3.000 responsabili dell'IT e della cybersicurezza (200 solo in Italia) di 14 Paesi, nei mesi di gennaio e febbraio 2023.

Lo scenario che emerge dal sondaggio conferma quanto già noto da tempo: la stragrande maggioranza delle aziende a livello globale incontra difficoltà nell'esecuzione di alcune attività essenziali per la propria sicurezza come ad esempio il threat hunting. Tra i problemi sollevati dagli intervistati spicca la difficoltà nel comprendere le modalità con cui avvengono gli attacchi: il 75% degli intervistati ammette di faticare a identificare la causa primaria di un incidente, esponendo le aziende ad attacchi multipli e/o ripetuti.

Si riallaccia a quanto appena detto il fatto che il 71% del campione ha difficoltà nella attività di ripristino dei propri sistemi. Un altro dato preoccupante è quello che vede il 71% degli intervistati in difficoltà nel comprendere quali alert sia necessario approfondire e quali siano le priorità nel lavoro di investigazione.


Inoltre, è il 52% delle aziende interpellate a confessare che le cyber minacce sono oggi troppo evolute per poterle affrontare autonomamente, per questo motivo il 94% collabora con specialisti esterni. Tuttavia, la maggioranza rimane comunque coinvolta nella gestione delle minacce, con il risultato che dedica tempo all’analisi degli alert, sottraendolo ad attività più strategiche.

Peraltro questo impegno non è premiante perché come noto le minacce attuali richiedono una risposta tempestiva e coordinata, che non si può avere con una frammentazione del lavoro. A questo si aggiunge il problema della consapevolezza del rischio, che è aumentata nel complesso, ma non ancora sufficiente.

Per esempio, Sophos indica che solo un quinto degli intervistati ritiene che le vulnerabilità e i servizi remoti siano uno dei principali rischi per la cybersicurezza nel 2023, quando la cruda realtà è che queste stesse aziende sono regolarmente attaccate dai cosiddetti Active Adversary. Pare evidente che tali aziende non riescano a vedere il quadro completo e agiscano sulla base di informazioni limitate o potenzialmente errate.


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