Cyber professioniste in Italia: una situazione da migliorare

La cybersecurity continua ad essere un ambiente a prevalenza maschile dove ci sono ampi spazi di miglioramento per le competenze femminili.

Autore: Redazione SecurityOpenLab

In concomitanza con la presentazione del Rapporto Clusit 2023 sono stati mostrati anche gli esiti di una indagine online promossa dalla community Women for Security, che fornisce un interessante quadro generale sulla presenza delle professioniste in Italia. Anna Vaccarelli del Comitato Direttivo Clusit e di Women For Security ha esposto i dati relativi a un campione di partecipanti italiani composto per circa un quarto da uomini e per il resto donne. Queste ultime provenivano prevalentemente da Lombardia e Lazio, con una età compresa per lo più fra 26 e 45 anni.

Tre quarti delle partecipanti è laureata e una buona parte di esse è entrata a far parte del settore della cybersecurity perché ne era effettivamente interessata o incuriosita. Nel complesso, il 42 percento ha ricevuto la formazione professionale in ambito lavorativo, a spese del datore di lavoro. Quest’ultimo dato è comprensibile, considerato che una buona percentuale delle rispondenti lavora nel settore da oltre 10 anni, quindi in un periodo in cui la formazione scolastica sulla cybersecurity lasciava a dir poco a desiderare.


I dati che fanno comprendere l’ampio margine di miglioramento della situazione femminile nell’ambito cybersec riguarda i luoghi di lavoro e i ruoli. La maggior parte delle donne partecipanti al sondaggio lavora in aziende private; sono poche quelle impiegate nelle Pubblica Amministrazione e nell’ambito di Università e Ricerca, dove evidentemente trovano più spazio le figure maschili. Inoltre, la maggior parte delle rispondenti lavora nel settore tecnico ICT e nell’ambito marketing. Qui le donne rivestono anche ruoli importanti (32%), ma solo l’8% arriva ad avere un inquadramento come C-Level, il che segnala un forte sbilanciamento delle responsabilità. Questo perché per le donne permangono minori opportunità di carriera o comunque una scalata al successo più lenta rispetto ai ritmi maschili.

La situazione non sembra migliorata di molto rispetto al 2021, quando una ricerca dell’International Information Systems Security Certification Consortium denunciava la carenza di donne nel settore tecnologico con quelle che la Commissione Europea calcolava essere ripercussioni negative sulla produttività e per riflesso sull’economia.

Fortunatamente la situazione negli ambienti di lavoro è migliorata, almeno sotto l’aspetto della percezione: i partecipanti alla ricerca di Women For Security (anche uomini) in prevalenza giovani ammettono che siamo di fronte a un problema da risolvere.


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