Se il vero backup da fare fosse quello dell'IT manager?

Il personale addetto alla sicurezza è un elemento critico in azienda. Occorre adottare politiche di ridondanza per assicurarsi che l'infrastruttura sia sempre protetta al meglio.

Autore: Redazione SecurityOpenLab

COVID-19 ha insegnato che le aziende devono essere preparate per gestire eventi e situazioni al di fuori della routine. Negli Stati Uniti l'uragano Sandy divenne il metro di misura per i piani di continuità aziendale (BCP) e di disaster recovery (DR). Finito il lockdown, il parametro di riferimento in tutto il mondo sarà la pandemia di coronavirus.

La questione non riguarda solo le infrastrutture. Perché senza i team IT e di sicurezza le infrastrutture non funzionano. Occorre ridondanza anche fra le persone che si occupano di mantenere in funzione l'infrastruttura e di erogare ai dipendenti tutto l'occorrente affinché lavorino da casa.
È la base del principio fondamentale della sicurezza delle informazioni, che dev'essere applicato a 360 gradi. Ovviamente non significa duplicare il numero delle figure professionali. Significa fare in modo che l'assenza improvvisa di una persona non blocchi il lavoro.

Sembra banale, ma nell'ambito del personale chiave per la sicurezza informatica, il concetto è di difficile applicazione. Il più delle volte queste figure professionali posseggono una conoscenza peculiare dell'infrastruttura di un'organizzazione. Comprese le credenziali di accesso agli strumenti di gestione. Cosa accadrebbe se una di queste persone si assentasse per un periodo di tempo prolungato e non fosse contattabile?

Non è un invito alla sfortuna. COVID-19 ha palesato come nella pianificazione dei piani di continuità aziendale sia necessario tenere conto di tutto. Compreso il conteggio dei dipendenti in ogni posizione e delle competenze con cui si può operare in sicurezza in uno stato di emergenza qualsiasi.
Lo Speciale di SecurityOpenLab dedicato alla cyber security durante l'emergenza coronavirus
Occorre rispettare poche e semplici regole che garantiscano la ridondanza delle competenze e l'accesso alle informazioni. Include credenziali, processi e aggiornamenti sullo stato dei progetti.

La custodia delle password

I professionisti IT e della sicurezza spesso sono i custodi delle "chiavi del regno". È giusto che sia così, ma bisogna sincerarsi che suddette chiavi siano in possesso di più di una persona. Nelle grandi aziende questo tipo di gestione in genere passa per moduli Privileged Access Management (PAM). In quelle più piccole è sufficiente condividere l'accesso a gestori di password quali LastPass o KeePass.
Per motivi di sicurezza, bisogna ricordarsi che la custodia delle password dev'essere affidata a sistemi di autenticazione a più fattori. E che chi deve accedere alle password deve per forza avere accesso al computer, al server o a qualsiasi dispositivo (on premises o in cloud) su cui è installato il programma di gestione.

Documentare lo stato dei progetti

Spesso il responsabile di un progetto ha tutto nella sua testa. Così facendo però, in sua assenza non è possibile sapere che cos'è stato fatto e che cos'è da fare. Occorre tenere una lista aggiornata dello stato dei lavori, condivisa con altri membri del team. In caso di qualsiasi evenienza, gli altri potranno portare avanti i lavori senza problemi. Gli aggiornamenti devono includere la lista dei fornitori, le considerazioni alla base delle scelte e i requisiti da raggiungere.

Verifica della continuità del piano operativo

Verificare la continuità del piano operativo (COOP) significa sincerarsi che in azienda ci sia più di una persona capace di svolgere ogni singolo compito critico. In questo sono abbastanza chiare le linee guida della FEMA, secondo cui qualsiasi COOP deve prevedere dei piani di "successione". In dettaglio, per ogni funzione essenziale occorre che oltre alla persona principale ce ne siano fino a tre di backup. E queste tre devono avere le stesse conoscenze della persona con responsabilità primaria.

Ci rendiamo conto che questa best practice sia più facile a dirsi che a farsi. Ma in caso di emergenza è l'unico modo per non lasciare scoperte delle aree nevralgiche dell'azienda.
Un buon punto di partenza per mettere in pratica questo principio è creare una rotazione dei ruoli, di modo che tutti gli interessati possano acquisire la stessa familiarità con la gestione dei processi critici. È un lavoro lungo e laborioso, per questo prima si inizia, prima ci si troverà pronti ad affrontare qualsiasi evenienza.

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