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LockBit: data leak per l'Agenzia delle Entrate

Ben 100 GB di dati "rapiti" all'Agenzia delle Entrate, a rischio pubblicazione entro sei giorni

Vulnerabilità

Come sia successo per il momento non è chiaro, ma il gruppo LockBit avrebbe sottratto alla Agenzia delle Entrate italiana un centinaio di gigabyte di dati relativi a "documenti aziendali, scansioni di documenti personali, report finanziari e contratti". Il condizionale è d'obbligo perché l'unica fonte originale della notizia è di fatto il gruppo stesso, che ha pubblicato la segnalazione della violazione dei dati e ha indicato i termini del riscatto: il primo agosto tutte le informazioni saranno pubblicate.

Di norma un attacco ransomware prevede un riscatto, ma a quanto si sa al momento non è stata presentata nessuna richiesta del genere. E il gruppo LockBit sul suo sito presenta solo un conto alla rovescia legato alla divulgazione dei dati.

LockBit mantiene un sito nel Dark Web dove pubblica tutti i suoi bounty e ha pagine dedicate a ogni data leak di cui si dichiara responsabile. Il data leak dell'Agenzia delle Entrate è al momento il più recente. La relativa pagina riporta diverse schermate di un albero di cartelle che paiono riguardare le informazioni raccolte dall'Agenzia per le attività e i controlli antiriciclaggio.

In questo albero di cartelle sono contenuti i documenti, scansionati, di quelli che sembrano i rappresentanti legali di diverse imprese. Si tratta di documenti la cui pubblicazione online sarebbe decisamente un problema per i diretti interessati e una violazione del GDPR per l'Agenzia. Dalle immagini postate da LockBit non si capisce peraltro se il data leak riguardi anche informazioni legate ai contribuenti italiani.

L’Agenzia delle Entrate ha chiesto un riscontro dell'accaduto a Sogei, la società del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che gestisce le infrastrutture tecnologiche dell’amministrazione finanziaria.

"In riferimento alla notizia apparsa sui social e ripresa da alcuni organi di stampa circa il presunto furto di dati dal sistema informativo della fiscalità, l’Agenzia delle Entrate precisa di aver immediatamente chiesto un riscontro e dei chiarimenti a SOGEI SPA, società pubblica interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che gestisce le infrastrutture tecnologiche dell’amministrazione finanziaria e che sta effettuando tutte le necessarie verifiche", è stata la dichiarazione ufficiale dell'Agenzia.

Fatti suoi controlli, Sogei ha emesso un comunicato che esclude attacchi causa del data leak.

In dettaglio, Sogei spiega che "In merito al presunto attacco informatico al sistema informativo della fiscalità, Sogei spa informa che dalle prime analisi effettuate non risultano essersi verificati attacchi cyber né essere stati sottratti dati dalle piattaforme ed infrastrutture tecnologiche dell’Amministrazione Finanziaria. Dagli accertamenti tecnici svolti Sogei esclude pertanto che si possa essere verificato un attacco informatico al sito dell’Agenzia delle Entrate. Resta in ogni caso attiva la collaborazione con l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale e la Polizia Postale al fine di dare il massimo supporto alle indagini in corso".Le indagini servono a capire cosa sia effettivamente successo. Sogei esclude l'attacco mirato all'Agenzia e quindi va capita la fonte dei dati che LockBit comunque ha raccolto. E che potrebbero derivare da qualche altro data leak non segnalato, riguardante l'Agenzia delle Entrate o qualche altra organizzazione collegata. C'è solo da aspettare per avere una verifica concreta delle varie possibilità.

Di accertato c'è comunque la reazione quasi viscerale della community della cyber securuty e di molti media quando si presenta una ipotesi di data leak per siti italiani. Nelle ore in cui l'unico fatto concreto era la pubblicazione del presunto data leak da parte di LockBit, si sono scatenati commenti e dichiarazioni sulla "bucabilità" dei siti governativi, la pericolosità incontrollata dei ransomware, i data leak come forma di guerra internazionale e i "noi l'avevamo detto".

Alla fine magari si scopre che il data leak c'è davvero, per carità. Però un minimo di concretezza in più e un po' meno di presenzialismo digitale non guasterebbero e farebbero bene al mercato.

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