Violazioni sempre più costose e difficili da rilevare: tre esposizioni nascoste minano la sicurezza aziendale e l’AI diventa chiave per una difesa proattiva.
Il costo medio globale di una violazione è oggi quasi 5 milioni di dollari. Tale cifra aumenta drasticamente quanto più a lungo un aggressore permane all’interno di un’organizzazione, e considerando che in media un breach richiede più di sei mesi per essere rilevati, i rischi stanno solo aumentando.
Il problema è semplice ma resistente: non si può proteggere ciò che non si conosce. Dagli apparecchi IoT ai servizi cloud fino ai partner della supply chain, gli ambienti aziendali moderni sono costellati di esposizioni nascoste. Anche gli hacker malevoli lo sanno. Non sprecano energie nel forzare le difese più robuste; entrano dai punti più deboli: un dispositivo non monitorato, un account non configurato correttamente o un fornitore vulnerabile.
Ecco perché la gestione dell’esposizione informatica - cyber exposure management - è emersa come la prima linea di difesa. In sostanza, consiste nel fornire alle organizzazioni la comprensione, il contesto e la proattività necessari per gestire il rischio prima che gli aggressori lo sfruttino. Per capire perché è importante, esaminiamo tre delle esposizioni più comuni, e più pericolose, che ogni azienda affronta.
Desiree Lee, CTO Data in Armis
Una delle principali difficoltà per difendere le aziende moderne, è avere piena consapevolezza di ciò che compone il proprio ecosistema. Dai sistemi di gestione degli edifici ai punti di accesso Wi-Fi dimenticati, gli asset sconosciuti e non gestiti sono ovunque. Gli analisti stimano che oltre il 40% degli asset aziendali oggi non venga monitorato, un punto cieco enorme per i team di sicurezza.
Gli inventari degli asset tradizionali, spesso ricavati da processi manuali e fogli di calcolo, semplicemente non tengono il passo con reti in espansione e dinamiche. Nel frattempo, i sistemi industriali spesso non sono compatibili con gli strumenti moderni di gestione, rendendoli invisibili al monitoraggio standard.
Questo non è solo un divario tecnico; è un rischio di conformità. Framework come NIST o PCI DSS iniziano con l’inventario degli asset perché è impossibile intervenire su un asset se prima non se ne conosce l’esistenza. Senza monitoraggio in tempo reale di ogni asset e da quali punti si connette, le organizzazioni stanno operando senza visibilità del proprio ambiente.
L’adozione del cloud e la convergenza IT/OT hanno offuscato i confini tradizionali tra ambienti on-premise e off-premise. Digital twins, flussi di lavoro virtualizzati e strumenti di accesso da remoto creano efficienze potenti, ma anche nuove opportunità per gli aggressori.
I servizi cloud non configurati correttamente restano uno dei punti di accesso in più rapida crescita per le violazioni. Senza supervisione centrale, i team possono attivare istanze o creare account con poco controllo. Un solo errore può permettere agli aggressori di muoversi tra ambienti, passando dalla rete on-prem al cloud o viceversa.
Le aziende del settore sanitario e manifatturiero sono particolarmente esposte a questo rischio, dove i dati cloud-enabled fluiscono attraverso operazioni critiche. Mantenere la governance su questi ambienti virtualizzati non è più opzionale; è fondamentale.
Anche se il tuo ambiente è in ordine, quello dei tuoi partner potrebbe non esserlo. Il rischio da terze parti è diventato una delle sfide più spinose nella cybersecurity. La violazione di SolarWinds ha mostrato come un aggiornamento software compromesso abbia potuto propagarsi a 18.000 clienti, mentre librerie open-source vulnerabili come Log4J hanno rivelato quanto ampio possa essere il rischio incorporato nei prodotti senza che gli utenti finali lo realizzino.
Alcuni fornitori ora offrono una software bill of materials (SBOM) per garantire trasparenza, ma questa è ben lungi dall’essere una prassi standard. Nel frattempo, ogni connessione a un terzo, dai provider cloud ai vendor SaaS, espande la superficie d’attacco in modi che la maggior parte delle aziende non può controllare completamente.
La supply chain non è solo un anello; è un moltiplicatore di rischio.
Quindi, come possono le organizzazioni anticipare queste esposizioni? I fondamentali vengono prima: conoscenza, contesto e monitoraggio continuo. Significa essere in grado di avere visibilità di ogni asset, capire come si connette alle operazioni e tracciare ogni cambiamento.
Ma oggi, gestire scala e velocità sono le sfide principali. È qui che l’IA inizia a trasformare la gestione dell’esposizione. Proprio come gli aggressori usano il machine learning per automatizzare il riconoscimento e adattare il malware in tempo reale, i difensori possono usarlo per classificare automaticamente gli asset, stabilire comportamenti attesi e segnalare anomalie prima che diventino incidenti.
L’IA non sostituisce i team di sicurezza, li amplifica. Con intelligence più ricca e più veloce, le aziende possono concentrarsi sulle esposizioni più rischiose, invece che essere sommersi da allarmi a basso valore arretrati. È la differenza tra reagire a una violazione e prevenirla.
Prevenire gli attacchi informatici non è mai semplice. Ma molte organizzazioni sarebbero decisamente preparate meglio se si concentrassero nell’affrontare queste tre esposizioni comuni: comprensione incompleta, ambienti cloud non controllati e rischio non gestito proveniente da terze parti.
La gestione dell’esposizione informatica fornisce il quadro completo per fronteggiarle. L’insieme di comprensione, contesto e proattività con orchestrazione e monitoraggio continuo, trasformano le basi della sicurezza in uno scudo orientato alla protezione futura.
Il messaggio è chiaro: il prezzo dei punti ciechi sta aumentando, sia in termini economici che di reputazione. Ma con l’approccio giusto, le organizzazioni possono avere il pieno controllo della loro superficie d’attacco e plasmare un futuro più resiliente.
10-12-2025
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09-12-2025