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Dark web: le carte di credito degli italiani valgono 14 euro l’una

Una ricerca rivela il metodo per rubare i dati delle carte di credito, quante ce ne sono approssimativamente in vendita e a quali prezzi.

Vulnerabilità

I dati delle carte di credito sono fra le informazioni sensibili più ricercate dai cyber criminali. È risaputa l’esistenza di un rodato giro d’affari che inizia con il furto e si conclude con la vendita online dei dati. Meno conosciute sono le quotazioni: i dati delle carte di credito italiane valgono 14 euro l’una. A divulgare l’informazione è NordVPN, in uno studio che analizza i dati statistici raccolti da ricercatori indipendenti specializzati nella ricerca sugli incidenti di sicurezza informatica.

Nel dettaglio, gli esperti hanno analizzato un database che conteneva i dettagli di 4.478.908 di carte, comprese informazioni quali il tipo di carta (di credito o di debito), la banca emittente e molto altro. Non erano presenti dati sensibili quali nomi e cognomi dei titolari, e non comparivano i numeri completi delle carte stesse.

Le curiosità che emergono sono molte, a partire dal fatto che il costo medio per i dati della singola carta di credito è 10 dollari, ma le quotazioni cambiano anche di molto a seconda del Paese di provenienza del proprietario. Quelle più quotate sono le giapponesi, vendute a prezzi di circa 38 euro, le più gettonate sono le carte Visa, seguite da Mastercard e American Express.

Nel dark web come nei mercati legali, a definire il prezzo è il rapporto fra domanda e disponibilità del prodotto. Ovviamente i criminali informatici sono maggiormente interessati alle carte con le quali è possibile rubare più denaro, che sono quelle usate nei Paesi che hanno un’economia più florida, come USA e Australia. Oppure con sistemi di controllo bancario meno stringenti, come la Turchia.


Da sottolineare anche concorrono ad alzare l’indice di rischio per Paese i dati statistici sulla popolazione (più abitanti ci sono, più saranno le carte di credito in circolazione) e il numero di carte pro capite.

Il mercato maggiore è quello statunitense, seguito da quello australiano. Gli italiani comunque non possono dormire sonni tranquilli, dato che le carte dei concittadini rintracciate in vendita sul dark web da NordVPN sono state in tutto 82 mila, con una forchetta di prezzi piuttosto ampia: da un minimo di 1 a un massimo di 22 dollari, l’una, quindi con una media di 15,5 dollari (14 euro arrotondando per eccesso).

Il furto dei dati

I ricercatori di NordVPN spiegano nel report che sempre più spesso i dati delle carte di credito vengono sottratti mediante attacchi brute force condotti con l’automazione, che permettono di forzare le informazioni in una manciata di secondi. In sostanza i cyber criminali tentano pagamenti su centinaia di siti web contemporaneamente, in modo da non allertare i sistemi di controllo – che nella maggior parte dei casi si attivano solo quando il tentativo avviene sempre sullo stesso sito.

Sono le risposte automatiche ai tentativi di transazione a confermare o meno la correttezza dei dati inseriti, complice il fatto che diversi commercianti online richiedono informazioni differenti (e in ordine diverso), consentendo di ottenere la conferma dei dati un campo alla volta.

Sembra complicato, in realtà è più semplice di quanto si possa pensare. Per capirlo basta l’esempio del CVV, il codice di conferma di tre cifre: per indovinarlo basta distribuire il tentativo su 1.000 siti web diversi, dato che sono necessari meno di mille tentativi per azzeccarlo. Grazie all’automazione, in meno di due secondi si ha questa importante informazione.

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