▾ G11 Media Network: | ChannelCity | ImpresaCity | SecurityOpenLab | GreenCity | Italian Channel Awards | Italian Project Awards | ...

Gli investimenti nella protezione dati crescono più della spesa IT

Attacchi cyber, cloud, skill shortage sono fra i principali fattori che favoriscono l’aumento di spesa per la protezione del dato.

Tecnologie/Scenari

La protezione del dato è al centro della strategia di difesa delle aziende di qualsiasi dimensione e settore, per limitare gli effetti collaterali degli attacchi cyber, per soddisfare i requisiti normativi e in generale per rendere resiliente il proprio business. Per questo motivo, se da una parte la sicurezza informatica continua a incassare investimenti nonostante il difficile quadro macro-economico, dall’altra è il backup ad attrarre una percentuale rilevante di investimenti: secondo IDC e Gartner, il budget per la data protection è atteso in aumento del 6,6%, contro una aspettativa rispettivamente del 5,4% e 4,3% per l’intera spesa IT.

Su che cosa vertono gli investimenti era l’argomento portante del Veeam Data Protection Trends Report 2024. Jason Buffington, Vice President, Market Strategy di Veeam e Dave Russel, Vice President of Enterprise Strategy di Veeam hanno commentato i dati emersi dalla tradizionale indagine annuale, condotta a questo giro su 1.200 leader e implementatori IT in 10 Paesi distribuiti tra EMEA, APJ e Americhe.

La prima informazione importante evidenziata è che il 92% delle organizzazioni sta aumentando i budget per la propria protezione dei dati, con una percentuale più alta rispetto a quella preventivata per l’aumento del budget IT. Il 54% progetta di cambiare le soluzioni di backup in uso. Nella maggior parte dei casi, la transizione in atto abbraccia un approccio "cloud-first" ed è sostanziale la percentuale delle aziende che preferiscono soluzioni di data protection fornite come servizio. Il 45% degli intervistati è orientato verso la sottoscrizione di istanze cloud con gli hyperscaler o gli MSP. Il 27% adotta macchine virtuali o servizi SaaS, mentre i datacenter fisici restano i preferiti solo del 28% del campione.


Perché questi cambiamenti

Fra motivi che hanno spinto a cambiare strategia di archiviazione dati c’è la necessità di una veloce disponibilità dei dati e di un sicuro successo del ripristino dei backup a seguito degli attacchi ransomware. Sono questi eventi, infatti, fra le maggiori cause di perdite di dati sperimentate negli ultimi 2 anni: Russel sottolinea come nei 12 mesi coperti dall’indagine (da novembre 2022 a novembre 2023), il 75% delle aziende interpellate ha subito un attacco ransomware. Di queste, il 16% riferisce di un solo attacco, il 18% di due attacchi, il 16% di tre (in pratica uno a trimestre), eccetera. Buffington a riguardo sottolinea che “appena un’azienda su quattro dichiara di non essere stata attaccata”.


Grande importanza è anche riconosciuta alla necessita di mobilità dei dati in cloud, a una maggiore manageability e alla data protection integrata con tool di cybersecurity.

Non solo: a parte una maggiore protezione contro gli attacchi cyber, i cambiamenti in atto nelle aziende sono spinti dalla necessità di centrare gli obiettivi ESG, di bilanciare lo skill shortage e di modernizzare l’IT mediante la trasformazione digitale.

Perché il passaggio al cloud e ai servizi gestiti? I numeri a tale proposito sono piuttosto chiari: due server su cinque non si ripristinano, già oggi l’85% dei rispondenti riferisce di eseguire il recovery nell’ambito di una procedura DR da copie cloud dei dati. Inoltre, il passaggio a strategie cloud-first fa emergere l'inadeguatezza delle soluzioni legacy di protezione dati.

A questo si aggiunge il fatto che solo il 32% delle imprese riesce ad eseguire il recover di un sito di 50 server in meno di una settimana lavorativa. Solo il 13% del campione riferisce di essere riuscito a orchestrare un recovery in una situazione di emergenza, a testimonianza del fatto che il DR a seguito di un attacco cyber senza un workflow orchestrato è molto difficile da portare a termine. Focalizzandoci sulla sola area EMEA, la percentuale dei server ripristinabili come da aspettative sarebbe solo del 58%.

SaaS e container

Gli esperti di Veeam hanno poi proposto un focus sulle modalità con cui vengono eseguiti i backup di specifici tipi di dati. la situazione della protezione SaaS è buona: quando si parla di backup di dati di Microsoft 365, il 74% delle aziende sfrutta prodotti di terze parti e il 41% usando il servizio proprietario di Microsoft. L’informazione fa il paio con un altro dato generalizzato: il 74% utilizza prodotti di backup di terze parti per proteggere i dati SaaS.


Un altro argomento che spesso ricorre nell’archiviazione dati è quello dei container. Sebbene il 59% delle imprese utilizzi container, solo il 25% afferma di utilizzare soluzioni di backup appositamente progettate per i container. Il report rivela inoltre che il 45% dei rispondenti (il 43% in EMEA) esegue il backup dei workload in hosting nel cloud. La percentuale di chi non esegue alcun backup è irrisoria (rispettivamente 4 e 3 percento), il che conforta sulla consapevolezza generalizzata dell’importanza dei backup.

A non confortare è il fatto che sono ancora troppi a fare il backup del solo spazio di archiviazione. Come ha sottolineato Russel, “serve a poco replicare i bit perché si perde la visione d’insieme sui legami tra applicazioni e dati, dati e infrastrutture”.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di SecurityOpenLab.it iscriviti alla nostra Newsletter gratuita.
Rimani sempre aggiornato, seguici su Google News! Seguici

Notizie correlate

Iscriviti alla nostra newsletter

Soluzioni B2B per il Mercato delle Imprese e per la Pubblica Amministrazione

Iscriviti alla newsletter