Attacchi mirati ed efficaci contro il comparto di trasporto e logistica potrebbero ampliare il raggio d’azione ad altri settori.
Infiltrarsi nelle infrastrutture di organizzazioni di trasporto e logistica è l’obiettivo di una nuova campagna intercettata e monitorata dagli esperti di Proofpoint. Gli attaccanti sfruttano tecniche di social engineering altamente personalizzate e account email legittimi compromessi per diffondere una varietà di malware.
In dettaglio, nel report completo che è stato pubblicato online gli esperti hanno osservato i criminali introdurre malware all'interno di conversazioni già in corso tra dipendenti e clienti, così da rendere i messaggi credibili e aumentare le probabilità di successo dell’attacco.
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Gli attacchi sono stati sferrati per lo più in Nord America contro il settore sopraccitato, ma gli analisti reputano probabile un ampliamento della vittimologia sia sotto l’aspetto geografico che settoriale. Per il momento non c’è un’attribuzione degli attacchi. Quello che si è compreso è che chiunque stia muovendo le fila della campagna in questione è finanziariamente motivato, possiede una notevole familiarità con i processi aziendali e i flussi di lavoro del settore preso di mira e ha una notevole capacità di adattare le esche utilizzate nelle email a contesti specifici del mondo della logistica, tradendo una fase di ricerca preliminare approfondita.
Dal punto di vista tecnico, le campagne rilevate da Proofpoint utilizzano diverse varianti di malware, tra cui Lumma Stealer, StealC, NetSupport, DanaBot e Arechclient2. Si tratta di malware che, una volta installati, permettono agli attaccanti di rubare dati sensibili, ottenere il controllo remoto dei sistemi compromessi e, in alcuni casi, installare ulteriori software malevoli.
Uno degli elementi più interessanti emersi dall’analisi di Proofpoint è l’utilizzo di account email compromessi, appartenenti a società di trasporto e logistica, sfruttati per inviare email con contenuti dannosi all'interno di conversazioni legittime. Proofpoint ha identificato almeno 15 account compromessi utilizzati in queste campagne, ma il numero effettivo potrebbe essere maggiore.
Un’altra tecnica impiegata dagli attaccanti è l’inclusione di URL di Google Drive nelle email, che portano a file dannosi. Spesso si tratta di file con estensione .URL che, una volta eseguiti, utilizzano il protocollo SMB per accedere a eseguibili collocati su condivisioni remote. La maggior parte delle campagne identificate ha coinvolto meno di 20 messaggi per ciascuna ondata di attacchi, con un impatto limitato a un piccolo numero di aziende. Tuttavia, la precisione e l’efficacia delle tecniche impiegate le rendono particolarmente pericolose.
Inoltre, l’uso di malware “commodity”, ovvero strumenti già disponibili sul mercato nero e facili da personalizzare, è il ben noto sintomo di una tendenza che vede i cybercriminali sfruttare risorse esistenti piuttosto che svilupparne di nuove da zero.