▾ G11 Media Network: | ChannelCity | ImpresaCity | SecurityOpenLab | GreenCity | Italian Channel Awards | Italian Project Awards | ...

Come si fa il backup a più livelli

Per il backup il tradizionale modello 3-2-1 resta una soluzione sempre efficace: basta organizzarsi bene e pianificare le varie operazioni di salvataggio

Business Consumer
Il backup è necessario ma alla fine pochi lo fanno. E anche i più volonterosi non lo fanno con la dovuta regolarità. Il risultato è che i nostri dati sono a rischio. Intendiamoci, fare un qualsiasi backup è meglio che non farne nessuno. Il nostro obiettivo però non è essere un po' più protetti ma esserlo (ragionevolmente) del tutto. Serve una strategia più articolata.

Il modello ideale del backup è il vecchio classico 3-2-1. Dei dati critici bisogna avere tre copie, di cui due possono essere nello stesso luogo ma su due supporti fisici diversi e una deve trovarsi altrove, possibilmente lontano. Tradotto in pratica, significa fare due copie dei dati in locale, su unità esterne, e una in remoto. Si possono contare i dati originali nelle tre copie del modello 3-2-1, volendo. Questo semplifica le cose portando però una minore sicurezza.

Più backup si fanno, più tempo ci vuole. Proprio per risparmiare tempo, in alcuni casi come il backup in cloud è meglio salvare solo i dati più critici. Quali dati siano davvero critici non dipende dai dati ma dall'importanza che hanno per noi. Per un professionista possono essere i documenti dell'ufficio, per altri le foto di famiglia.

blur codes coding 577585
Partiamo dalle basi del modello 3-2-1 e concentriamoci sul backup in locale: cosa ci serve? Sempre secondo i puristi, dovremmo fare due copie dei dati su unità non solo distinte ma anche di tipo diverso. Difficile che accada, dato che pochi hanno ancora masterizzatori DVD o unità a nastro giusto per diversificare i salvataggi.

Il backup in locale

Una soluzione funzionale è usare un disco esterno USB oppure una unità NAS a più dischi. Meglio ancora tutti e due, in modo da fare due copie distinte dei dati. Il disco esterno "semplice" ha il vantaggio della comodità e della portabilità (e della velocità, se è un SSD). Un NAS è un po' più scomodo perché è fisso o quasi. Ma è più capace e permette di impostare i dischi interni in configurazioni RAID che aumentano la protezione dei dati. A scapito dello spazio disco grezzo disponibile, certo, ma qui ci concentriamo sulla sicurezza.

Serve anche un software che automatizzi il più possibile il backup. Farlo spostando file "a mano" è scomodo e nemmeno tanto funzionale. Usare un software ad hoc semplifica le cose e serve per gestire un ciclo di vita dei backup. Non averne cioè uno solo ma una sequenza di backup progressivi, per recuperare vecchie versioni dei documenti salvati. E anche documenti che abbiamo cancellato. Un software del genere è indispensabile per il backup di più computer che usano la stessa unità per i salvataggi.

E la copia in remoto? La strada più semplice è usare un servizio cloud. Ma chi si muove regolarmente tra due luoghi - tra casa e ufficio, ad esempio - può anche tenere due copie dei dati in uno di essi e una terza nell'altro. In questo modo gli incidenti che potrebbero rovinare i backup di un sito non ci lascerebbero completamente sguarniti. È il senso generale della copia remota.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di SecurityOpenLab.it iscriviti alla nostra Newsletter gratuita.
Rimani sempre aggiornato, seguici su Google News! Seguici

Notizie correlate

Iscriviti alla nostra newsletter

Soluzioni B2B per il Mercato delle Imprese e per la Pubblica Amministrazione

Iscriviti alla newsletter