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Lo smartphone "sicuro e sovrano" secondo HMD

Gli "eredi" di Nokia propongono HMD Ivalo XE, uno smartphone pensato per la protezione dei dati e l'utilizzo di tecnologie a prova di geopolitica

Tecnologie/Scenari

Ricordate Nokia, ma come brand di smartphone? La casa finlandese era diventata sinonimo di dispositivi mobili nell'era pre-iPhone, ma poi non seppe gestire al meglio la transizione al successivo mondo degli smartphone e della app economy. Il marchio - sempre, beninteso, associato alla telefonia mobile - passò poi di mano a un gruppo di ex manager che fondarono HMD Global, azienda finlandese che in questi anni ha commercializzato smartphone Android e anche cellulari non "smart", alcuni dei quali anche con il brand Nokia.

HMD Global ha ora dato vita a una nuova business unit - HMD Secure - che ha la "mission" specifica di realizzare smartphone davvero cyber-sicuri e "sovrani", nel senso che vengono progettati, sviluppati e realizzati in Europa, con una supply chain completamente sotto il controllo della casa madre e con funzioni di memorizzazione dei dati a norma UE. Con queste caratteristiche in mente, non stupisce che il primo mercato di HMD Secure non sia quello degli utenti consumer ma sia composto da organizzazioni che hanno esigenze di sicurezza specifiche: enti governativi e realtà dell'ambito Difesa o che gestiscono infrastrutture critiche.

Più in dettaglio, HMD Secure spiega che il suo modello operativo è effettivamente sicuro e "sovrano". Ricerca e sviluppo prodotto sono in Europa, come lo è anche la produzione dell'hardware. Quello che proprio non può farsi in casa, HMD lo acquista da fornitori "affidabili" che si trovano in nazioni senza problemi geopolitici (essenzialmente Stati Uniti e il resto della UE). I suoi device hanno un sistema operativo derivato da Android, personalizzabile ma basato su tre varianti principali (Industrial, Tactical, Secure Partner Platform).

Il primo smartphone realizzato con queste caratteristiche è stato denominato HMD Ivalo XE. Si tratta di un dispositivo basato su processore Qualcomm Dragonwing Q-6690, dotato di funzioni di cifratura e di altre per la protezione delle informazioni a bordo, compreso l'anti-tampering e un "kill switch" hardware. E con tutte le necessarie certificazioni per gli usi sul campo: IP68, IP69K, MIL-STD-810H. Lo smartphone opera sulle reti 5G e ha anche connettività WiFi 7 e per le reti di emergenza PPDR, le reti mission-critical MCx, le reti tattiche private. Inoltre, HMD Secure promette che il nuovo smartphone avrà aggiornamenti di sicurezza per ben sette anni dopo il suo lancio.

Il nuovo smartphone sicuro a marchio Nokia nasce anche grazie a una partnership tecnologica tra HMD e Bittium, azienda anch'essa finlandese che è da tempo specializzata nello sviluppo di smartphone e piattaforme software "blindati" per comunicazioni sicure in ambiti critici. Una collaborazione che deve essere stata molto approfondita, dato che Ivalo XE appare praticamente identico all'annunciato Bittium Tough Mobile 3, che dovrebbe anch'esso arrivare sul mercato a inizio 2026. Quantomeno, è identico da fuori: le differenze - ma è solo una ipotesi - potrebbero essere lato software, con la versione Nokia leggermente meno "blindata" del modello Bittium.

I fan di Nokia e della sicurezza mobile non devono aspettarsi un prezzo popolare per Ivalo XE: si tratta pur sempre di un prodotto pensato per ambiti davvero specifici ed esigenti. Per fare un paragone, l'attuale Bittium Tough Mobile 2, che è meno evoluto del futuro 3, è sul mercato attualmente con un cartellino del prezzo di oltre 1.700 euro.

La sicurezza e la privacy d'altronde si pagano e questo è stato il problema che altri produttori di smartphone con l'ambizione della sicurezza - un esempio su tutti: BlackBerry - hanno dovuto affrontare senza, il più delle volte, riuscirci davvero. Ma erano altri tempi: l'idea di HMD Secure oggi ha un certo appeal perché la necessità di mettere in sicurezza le comunicazioni mobili è più evidente che in passato e ci sono realtà che potrebbero essere interessate a prodotti sicuri ma senza il livello di "blindatura" - e i relativi costi - dei device certificati NATO.

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