▾ G11 Media: | ChannelCity | ImpresaCity | SecurityOpenLab | Italian Channel Awards | Italian Project Awards | Italian Security Awards | ...

Riscatti ransomware: come si riciclano le criptovalute

Un complesso schema di transazioni finanziarie nazionali e internazionali faceva perdere le tracce del denaro dei riscatti del gruppo ransomware Ryuk.

Tecnologie/Scenari

Si parla spesso di industrializzazione del cybercrime e di criminali informatici specializzati in ruoli verticali all’interno delle organizzazioni criminali stesse. Nel tempo abbiamo analizzato da vicino la figura degli Initial Access Broker e degli affiliati dei gruppi ransomware. Ma come vengono gestiti i milioni di dollari frutto dei pagamenti dei riscatti? A fare chiarezza su questo punto è un contenuto di Malwarebytes che presenta un caso tipo: un cyber criminale legato al gruppo ransomware Ryuk sotto processo negli USA.

Ricordiamo che Ryuk è stato un pilastro della scena ransomware per alcuni anni, e risulta che abbia intascato riscatti milionari con i suoi attacchi. Secondo l'accusa statunitense questo denaro era gestito da Denis Mihaqlovic Dubnikov, individuato come il responsabile del riciclaggio delle cryptovalute frutto dei riscatti. Il percorso del denaro ricorstruito in questo processo è interessante nella misura in cui probabilmente ricalca un modello applicato da altri gruppi ransomware. I riscatti milionari pagati in Bitcoin dalle vittime venivano suddivisi in porzioni più piccole, inoltrati a più portafogli di criptovaluta e quindi inseriti in conti di scambio per altre forme di valuta.

Partecipa agli ItalianSecurityAwards 2024 ed esprimi il tuo voto premiando le soluzioni di cybersecurity che reputi più innovative

Una volta convertito in dollari, euro o altre valute, il denaro finiva nelle mani dei capofila del gruppo che li ripartiva fra affiliati, programmatori, fornitori e la promozione di attività illecite a vario titolo. Era appunto lo “spezzatino” delle grosse somme di denaro a consentire ai gruppi di bypassare i controlli e il rilevamento da parte delle Forze dell'Ordine. Infatti, la costellazione di piccoli portafogli di criptovalute ha consentito a lungo di nascondere la natura, la posizione, la fonte, la proprietà e il controllo dei pagamenti dei riscatti.


Secondo l’accusa, Dubnikov era a capo del complesso schema di transazioni finanziarie nazionali e internazionali per far perdere le tracce del denaro dei riscatti. Gli imputati sono diversi, tutti accusati di riciclaggio di varie somme di denaro, da 2 a 35 milioni di dollari nel periodo fra febbraio 2020 e luglio 2021. Dubnikov rischia fino a 20 anni di carcere e una multa pecuniaria fino a 500.000 dollari, che sono una bazzecola rispetto alle cifre che ha maneggiato nel periodo di attività di Ryuk.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di SecurityOpenLab.it iscriviti alla nostra Newsletter gratuita.
Rimani sempre aggiornato, seguici su Google News! Seguici

Notizie correlate

Iscriviti alla nostra newsletter

Soluzioni B2B per il Mercato delle Imprese e per la Pubblica Amministrazione

Iscriviti alla newsletter