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Attacco DDoS usato come esca per diffondere il malware BazaLoader

Una variante al tema della violazione del copyright è l'esca architettata dai criminali informatici di BazaLoader per contagiare le vittime aziendali.

Business Vulnerabilità

I criminali informatici dietro al malware BazaLoader hanno escogitato una nuova esca per indurre i proprietari di siti Web ad aprire file dannosi. Fingono di essere gestori di un importante sito sotto attacco DDoS e millantano di avere le prove che tale attacco provenga dal sito della vittima, minacciando una denuncia.

Il messaggio contiene un file memorizzato in una cartella di Google Drive che presumibilmente fornisce prove della fonte dell'attacco. Qualora il destinatario dovesse aprirlo scaricherebbe il malware BazaLoader. Questo a sua volta viene impiegato per rilasciare Cobalt Strike, che può portare al furto di dati o a un attacco ransomware.

La tecnica è ingegnosa ma non originale, perché ad aprile 2021 era stato impiegato lo stesso pretesto per diffondere agilmente il malware IcedID. L'esca aveva funzionato, tanto che questa minaccia era salita al terzo posto nella classifica dei malware più diffusi.


La tecnica è solo una delle tante messe in atto per trarre in inganno utenti sempre più circospetti e coscienti dei rischi costituiti dagli attacchi di phishing. In questo caso il panico è figlio della paura di una denuncia. La fretta è instillata dal fatto che tale denuncia verrà portata avanti solo qualora il destinatario della comunicazione non provveda immediatamente a bloccare l'attacco.

Come spesso accade nei casi di phishing, l'unica difesa è la diffidenza. Oltre alla consapevolezza che il tema della violazione del copyright, con tutte le possibili varianti, è spesso sfruttato.

Nel caso specifico, il file a cui rimanda il messaggio minatorio consiste in un JavaScript che recupera la DLL BazaLoader. Questa si mette in contatto con il suo server di comando e controllo (C2) e scarica Cobalt Strike, uno strumento di penetration test ampiamente abusato dai criminali informatici per mantenere la persistenza e fornire altri payload.

La campagna in oggetto è espressamente rivolta contro le aziende. BazaLoader però è attivo anche sul fronte consumer, dove di recente ha impiegato come esca indesiderati (e costosi) abbonamenti di streaming video.

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