Il contrasto di ransomware, attacchi alle supply chain e vulnerabilità zero-day necessita di una risposta coordinata globale. Parola di Kevin Mandia e del Generale Paul Nakasone della United States Army.
Kevin Mandia, CEO e Board Director di Mandiant, ha aperto ieri il Mandiant Cyber Defense Summit 2021 con un keynote ricco e articolato, a tratti provocatorio. Gli argomenti sul piatto sono scottanti, dagli attacchi alle supply chain ai ransomware, i cui concetti di base non sono banalizzabili con la definizione tecnica. Come ha fatto notare Mandia ricapitolando i cambiamenti a cui ha assistito negli ultimi 20 anni, quello più importante è stato il passaggio dall'hacking contro i server all'hacking contro le persone.
I motivi dietro agli attacchi vanno dal cyber spionaggio al profitto, e le competenze degli attaccanti vanno ormai ben oltre la conoscenza tecnica. Come ha sintetizzato Mandia, "ci troviamo di fronte a gruppi molto coordinati che sanno come irrompere e come guidarti a pagare o a soffrire". Questo è uno dei motivi per i quali è difficile contrastare il cyber crime.
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L'altro è che fino a quando non ci sarà il modo per "imporre rischi o conseguenze per gli attaccanti" tutti prima o poi cadranno vittime, a prescindere dalla strategia di difesa che possono avere adottato. Un riferimento velato quest'ultimo alle questioni russa e cinese che stanno creando tensioni internazionali sempre più difficili da nascondere.
Come muoversi, quindi? Mandia, così come il suo ospite Generale Paul Nakasone della United States Army, Comandander, United States Cyber Command, Direttore, NSAGov / Chief, Central Security Service, reputa che il prossimo grande progresso nella sicurezza informatica sarà la capacità dei governi e delle aziende private di lavorare insieme in una "risposta coordinata nazionale e globale" agli incidenti, perché i cyber attacchi, una volta visti come comportamenti criminali, ora sono un problema di sicurezza nazionale.
Un punto di vista espresso già in passato da Interpol, FBI e DOJ, che con il passare del tempo assume sempre maggiore urgenza. Tanto che quello di Nakasone sembra quasi un appello: "il settore privato ha più visibilità sulle reti nazionali statunitensi di chiunque altro. La condivisione delle informazioni dev'essere parte del processo [---] "il settore privato è un moltiplicatore di forza" nella sicurezza informatica e se tutti collaboreranno "i nostri avversari dovranno sconfiggere tutti noi per sconfiggere uno di noi".
Se a qualcuno il piano sembra complicato, in effetti lo è. Tuttavia Mandia ne ha dimostrato la fattibilità quando ha gestito l'hack di Solar Winds coordinandosi con il Governo. L'episodio è iconico nel racconto del CEO, che racconta di aver chiamato l'NSA solo due volte nella sua carriera. La seconda è stata il giorno del Ringraziamento dello scorso anno, quando ha iniziato a farsi largo il sospetto che dietro all'attacco di Solar Winds ci fosse il servizio di intelligence russo (SVR).
A sinistra Kevin Mandia, CEO e Board Director di Mandiant. A destra il Generale Paul Nakasone della United States Army, Comandander, United States Cyber Command, Direttore, NSAGov / Chief, Central Security Service
L'esperienza di coordinamento di Mandiant con la NSA e il Federal Bureau of Investigation è definita positiva e ha insegnato che occorrono dei requisiti affinché le risposte coordinate su larga scala funzionino: forte partenariato fra pubblico e privato e condivisione tempestiva delle informazioni.
Quali sono le minacce di cui si dibatte? Mandia le ha riassunte in tre macro gruppi:
Più in generale, per migliorare la sicurezza informatica è necessario che la comunità della cyber security si concentri sulla chiusura delle vulnerabilità, e sul supporto agli esperti di sicurezza informatica con strumenti automatizzati e "tecnologie adattive capaci di apprendere i comportamenti normali e identificare quelli anomali".