La popolarità dei social e la specializzazione verticale di LinkedIn sui professionisti, lo rendono il marchio più abusato per le campagne di spear phishing.
Dopo Microsoft e DHL, ora è LinkedIn il brand più gettonato dagli autori di campagne di phishing. L'allerta è dei ricercatori di sicurezza informatica di Check Point Research, secondo cui la brand impersonation di LinkedIn rappresenta ora oltre il 52% degli incidenti di phishing a livello globale. L'impennata dello sfruttamento del marchio del social network è avvenuta nel primo trimestre di quest'anno.
È importante conoscere i motivi di questo cambiamento, perché sono indicativi delle politiche di attacco adottate dai cyber criminali. Per trovare una risposta occorre legare un insieme di elementi. Primo fra tutti, il dato di fatto che il phishing sui social media è in aumento.
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Banalmente, l'acquisizione di account delle piattaforme social apre una serie di possibilità pratiche per gli attaccanti, che possono abusare degli account social per eseguire attacchi di spear phishing altamente efficaci. Nel caso di LinkedIn, che è una piattaforma social incentrata sui professionisti, gli attaccanti probabilmente mirano a eseguire attacchi di spear phishing su obiettivi ad alto interesse, dipendenti di aziende e organizzazioni già individuate come target.
Un altro potenziale scenario di sfruttamento è la condivisione di documenti malevoli mascherati da offerte di lavoro a obiettivi specifici. Analogamente al phishing tradizionale, basta aprire il documento per attivare macro dannose. Ancora, i threat actor possono pubblicare link a siti che ospitano malware, o inviare spyware direttamente agli utenti, che si fidano dei propri contatti.
Un altro elemento è che inizialmente gli APT della Corea del Nord hanno sfruttato LinkedIn per lanciare diverse campagne di spear-phishing, rilevandone l'efficacia. Il guaio, secondo Check Point, è che questa tattica non è più esclusiva di gruppi APT.
Nel Q1 Brand Phishing Report di CPR emerge inoltre che il secondo marchio più imitato è DHL, che a fine 2021 era il marchio più abusato. È interessante notare che sommando le percentuali di abuso di DHL, FedEx, Maersk e Ali Express (tutte aziende che si occupano di consegna e movimentazione di merci), i messaggi di phishing relativi alle spedizioni hanno rappresentato il 21,8% nei primi tre mesi del 2022.
Terza e quarta posizione spettano a Google (7%) e Microsoft (6%), la quota di WhatsApp, che è al sesto posto, è invece poco significativa.